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Consegnati i premi Dorso per l’area mediterranea alla Comunità di Sant’Egidio e al prof. Salvatore Capasso del CNR a Napoli nel complesso trecentesco di Donnaregina della Federico II

“Napoli è sempre più idealmente al centro del Mediterraneo che è il “teatro” geopolitico più importante a livello europeo. Questa iniziativa del premio Dorso di aprire una finestra sul Mediterraneo e su quelli che sono gli attori che operano e studiano le problematiche euro-mediterranee, è la giusta prospettiva rispetto al ruolo che il Mezzogiorno d’Italia sta avendo e dovrà avere sempre più”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi intervenendo alla cerimonia di premiazione di una nuova sezione del Premio Internazionale “Guido Dorso” dedicata all’area mediterranea. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Dorso in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Università “Federico II”, si è svolta presso la Scuola di Specializzazione in beni architettonici e del paesaggio dell’Università “Federico II” con l’intervento di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Matteo Lorito, rettore della “Federico II”; Lucio D’Alessandro, vice presidente del CNR e Mariano Bruno, segretario generale del Corpo consolare di Napoli. Nel corso dell’evento – moderato da Ottavio Ragone, responsabile Repubblica Napoli – è stato anche presentato il manifesto, elaborato dall’Associazione Dorso, che dovrà dar vita alla creazione della Carta del Terzo Settore mediterraneo per la creazione di reti sociali e culturali. Due i riconoscimenti assegnati quest’anno: alla Comunità di Sant’Egidio per l’azione svolta a favore dei diversi territori dell’area mediterranea, ritirato dal portavoce della Comunità di Sant’Egidio di Napoli, Antonio Mattone che ha anche dato lettura di un messaggio di adesione del presidente Marco Impagliazzo e al prof. Salvatore Capasso, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali del CNR per l’impegno profuso a livello pluriennale con la redazione del Rapporto sul Mediterraneo.

Da sinistra: il Prof. Salvatore Capasso, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali del CNR e il Prof. Antonio Mattone, portavoce della Comunità di Sant’Egidio di Napoli

 

L’evento organizzato in sinergia anche con altre istituzioni culturali e scientifiche – ha affermato Nicola Squitieri, presidente dell’Associazione Dorso – rappresenta un degno e prestigioso prologo alla 45ma edizione della cerimonia di consegna dei riconoscimenti delle altre sezioni del Premio Dorso che si terrà il 10 ottobre, al Senato, con l’adesione del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Senato, del CNR, dell’Università di Napoli “Federico II”. Il Premio – ha spiegato Squitieri – intende in particolare valorizzare l’impegno di quanti, persone e organizzazioni, si distinguono nel promuovere e sostenere le esigenze di sviluppo dell’area mediterranea, obiettivi questi ultimi che hanno riscosso la rinnovata sensibile condivisione da parte del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e del Rettore della “Federico II”, Matteo Lorito”.  “Sul Mediterraneo – ha osservato Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Dorso – si promuovono negli ultimi tempi molti convegni ed eventi, ma invece occorre ora andare oltre le conoscenze e puntare sempre più sull’impegno di uomini e donne e di istituzioni che nel quotidiano si battono per avere un Mediterraneo di pace e di sviluppo egualitario, considerato anche il ruolo strategico che può rivestire per Napoli e per il nostro Mezzogiorno, baricentro geografico della macroarea. L’evento di Napoli vuole essere un primo “faro” del Mezzogiorno nel Mediterraneo”.

 

Il complesso di Donnaregina vecchia  gioiello gotico nel cuore del centro antico di Napoli

Il complesso di Donnaregina vecchia così denominata per distinguerla da Donnaregina “nuova” costruita nel ‘600 – che ha ospitato, nella suggestiva sala del coro, la cerimonia di consegna del Premio Dorso-Mediterraneo – rappresenta un autentico gioello gotico nel cuore del centro antico di Napoli, unico peraltro non contaminato in epoca barocca. Il complesso fu edificato nel agli inizi del XIV secolo  per volere della regina Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò. L’edificio si articola in un’aula unica conclusa con un’abside pentagonale con volta a crociera costolonata secondo il modello francese e custodisce all’interno preziosi tesori d’arte come il sepolcro marmoreo di Maria d’Ungheria realizzato da Tino di Camaino, la Cappella Loffredo e la sala del coro delle clarisse con il più vasto ciclo di affreschi del ‘300 conservato a Napoli. Dopo decenni di abbandono ed usi impropri come caserma, scuola e alloggio per bisognosi, tra il 1928 e il 1934, la chiesa è stata oggetto di un complesso intervento di restauro che ne ha ripristinato la mistica spazialità gotica. Il complesso è oggi sede della Scuola di specializzazione in beni architettonici e del Paesaggio dell’Università di Napoli “Federico II”. Per ulteriori interventi di lavori di restauro sono stati di recente stanziate risorse per 10 milioni di euro.

 

L’INTERVENTO DI SALUTO DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DORSO NICOLA SQUITIERI

Nel dar vita a questa nuova sezione del Premio “Guido Dorso” dedicata all’area euro-mediterranea –  con la piena condivisione del Comune di Napoli  e dell’Università “Federico II”- l’Associazione Dorso ha inteso in particolare valorizzare l’impegno di quanti – persone, imprese e organizzazioni – si distinguono nel promuovere e sostenere le esigenze di pace e di sviluppo solidale e sostenibile dell’area mediterranea che dovrà costituire il polo di sviluppo dell’economia europea. In questa direzione sono stati indicati per l’assegnazione del riconoscimento di quest’anno la Comunità di Sant’Egidio e il prof. Salvatore Capasso del CNR  entrambi impegnati – pur su fronti diversi – nel promuovere  il processo di sviluppo dell’area mediterranea.  Il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo impossibilitato ad intervenire, ha delegato il portavoce della Comunità di Napoli, Antonio Mattone a rappresentarlo ed ha inviato un messaggio di vivo ringraziamento nel quale, tra l’altro, afferma che “il conferimento del premio Dorso alla Comunità di Sant’Egidio è un onore e allo stesso tempo un incoraggiamento a continuare con rinnovato impegno il lavoro di solidarietà e di intervento di tanti volontari a favore dei migranti”. Questa nuova sezione del Premio Dorso – che nasce anche come momento di riflessione e di proposta –  non poteva che avere come sede degna e prestigiosa la città di Napoli che ha visto la nascita stessa, negli anni ’70, del Premio Dorso e che oggi fa da prologo alla 45ma edizione del Premio in programma, al Senato della Repubblica, il prossimo 10 ottobre. Di particolare suggestione poi la sede che ci ospita, un complesso trecentesco di straordinaria e rara bellezza artistica e culturale in piena simbiosi con le attività che in esso si svolgono con la Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio della Federico II, diretta dalla prof.ssa Valentina Russo, una Scuola che rappresenta un fiore all’occhiello, a livello internazionale, nella formazione specialistica, da oltre mezzo secolo, al restauro architettonico italiano.

 

 

Un saluto a tutti i numerosi intervenuti e in particolare al Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, al magnifico Rettore Matteo Lorito, al vicepresidente del CNR Lucio D’Alessandro e al  Segretario generale del Corpo consolare di Napoli, Mariano Bruno per la loro condivisione alla nostra iniziativa, a Ottavio Ragone – Premio Dorso per la cultura – che regolerà i nostri lavori,  agli amici del comitato scientifico e a Filippo De Rossi per la sua preziosa collaborazione prestata nella realizzazione di questo nostro evento. Sono anche presenti oggi alcuni dei destinatari, negli anni, dei Premi Dorso. Alla Federico II poi, con cui da sempre condividiamo le finalità culturali e civili del Premio Dorso – che quest’anno festeggia gli 800 anni dalla sua fondazione – rinnoviamo i nostri auguri di nuovi prestigiosi traguardi. Al Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e alla Giunta da Lui guidata esprimiamo il nostro vivo apprezzamento per il quotidiano impegno portato avanti per un positivo cambio di paradigma della città a livello economico e sociale che dovrà assegnare a Napoli, quale capitale del Mezzogiorno, un ruolo di ponte dell’Europa sul Mediterraneo. La scelta di Napoli nasce così dalla volontà di riproporre il Mezzogiorno d’Italia quale baricentro geografico del mediterraneo, come uno dei punti focali e dei crocevia dello sviluppo dell’area mediterranea come lo è stato storicamente nel passato. Nel nuovo scenario geopolitico che si è venuto a registrare negli ultimi anni, Napoli si è infatti sempre più candidata a diventare la Capitale del Mediterraneo e il Mezzogiorno non può più considerarsi periferia ma centro e motore di sviluppo di pace e centro sempre più di uno spazio vitale per gli investitori globali per l’Italia e l’Europa. Ma questa grande opportunità storica dovrà saperla cogliere tutto il Mezzogiorno dimostrando di esserne all’altezza cambiando la narrazione stessa del nostro Sud documentando il valore che ha in sé e portando a compimento il grande lavoro che ancora resta da fare. La nascita  di questa nostra nuova sezione del Premio Dorso – dedicata al Mediterraneo –  è stato un atto di fede e di coraggio, ma le attenzioni che ci sono fin qui già pervenute  da istituzioni, persone del nostro Paese e anche dall’Estero ci confermano che la strada  intrapresa è giusta e anche per questo continueremo a percorrerla insieme  a tanti altri, come ci proponiamo, con la creazione della Carta del Terzo Settore mediterraneo.

 

 

MANIFESTO PER UN MEDITERRANEO DI PACE E SOLIDALE

Oggi non si svolge solo una cerimonia di premiazione di Enti o persone eccellenti che hanno favorito la crescita della solidarietà e della conoscenza nell’area mediterranea, ma segna l’inizio anche di un percorso di creazione e promozione di reti per favorire pace e socialità nel mediterraneo, progetto che l’associazione internazionale Guido Dorso propone e lancia con questo manifesto. Da anni ribadiamo la necessità di unirsi per superare le individualità e favorire le azioni corali, accrescendo il potenziale di visione e di azione. Già nel 2019 abbiamo dato vita ad una alleanza degli Istituti meridionalisti, A.I.M. Oggi una realtà in crescita, basata su organizzazione paritaria orizzontale con il rispetto delle singole individualità, ma con la creazione di visione e piani di azione comuni. Oggi con lo sguardo rivolto alle sponde del Mediterraneo e ai paesi limitrofi ampliamo questa nostra visione. Il percorso è arduo, ma il nostro cammino intrapreso cinquanta anni fa ci incoraggia. Noi ci crediamo. Il Mediterraneo è un unicum a livello della nostra Terra, in temini di biodiversità storica, etnica, culturale. Nei secoli il DNA dei popoli si è ricombinato e mescolato creando grandi civiltà e sviluppando la conoscenza tramite l’evoluzione dei linguaggi e della scrittura. Il rimescolamento e il linkage biologico e culturale ne ha fatto un ambiente adatto a sviluppare civiltà evolute che si perdono nella notte dei tempi, come i recenti ritrovamenti archeologici in Turchia ci dimostrano. Dice lo storico francese Pirenne “ci sarebbe stato un Carlo Magno, se non ci fosse stato Maometto?”. Un puzzle di fatti, di temporalità dove ogni pezzo ha avuto un suo significato ma anche processi ereditari complessi alla base del nostro vivere quotidiano. In questa diversità si trova anche l’unitarietà e la comunanza delle radici. Un mare che ha sempre unito e mai diviso. Dice Braudel che mediterraneo è laddove germoglia la triade grano, vino e olio. Proprio l’olivo diventa simbolo di questo manifesto non solo come simbolo della mediterraneità, ma come simbolo di pace e resilienza. In questi anni abbiamo più esaltato le diversità che le comunanze, ne sono testimonianza i processi migratori e l’irrazionalità e anche la disumanità della loro gestione. In questo Federico II di Svevia, fondatore della nostra più grande Università, era un uomo del mediterraneo più di tanti che oggi ne dissertano. Le repubbliche marinare e in particolare quella di Venezia ci hanno insegnato, che laddove si creano reti o di imprese o culturali, è possibile superare le barriere politiche e creare percorsi comuni di vita e di sapere. Non a caso la numerazione araba viene introdotta in Italia e in Europa da Leonardo Fibonacci un pisano che l’apprende mentre dimorava per lavoro in Algeria. CHE FARE Questo manifesto, che è prodromico alla creazione di una carta mediterranea del terzo settore, vuole essere un appello a riscoprire le radici comuni e a ritrovare una Koinè di valori e di cultura. Questo può essere realizzato, al di là delle derive politiche e di oligarchie di mercato, solo se riusciamo a creare delle reti di socialità fra i vari paesi. Mettere in rete associazioni del nostro territorio con associazioni ed enti di altri Paesi è l’obiettivo di questo appello che l’Associazione Guido Dorso promuove.

 

 

Fino ad oggi è prevalsa una visione utilitaristica, anche da parte dell’Europa, legata a finanziamenti di progetti, che hanno trovato la loro rapida obsolescenza, mentre si è investito poco nei fattori fondamentali di coesione e solidarietà. Invece noi proponiamo un percorso diverso basato sulla valorizzazione della cultura e dell’identità, non intesa come diversità ma come bagaglio e sapienza personale. Alla parola vicinato, presente anche in tanti documenti europei, vogliamo sostituire la parola prossimità. Abbiamo già avviato contatti con molte realtà associative nel Sud Italia e in alcuni paesi dell’area mediterranea. Esistono molte realtà sparse e meritevoli che hanno realizzato delle best practices, occorre tuttavia lavorare su fattori di scala se vogliamo governare la complessità dei processi sociali e umanitari. L’obiettivo non è solo ispessire il tessuto amicale fra le diverse genti, ma anche favorire una formazione mediterranea sollecitando le Università e altri Enti di formazione italiane e di altri Paesi a creare dei percorsi formativi sulla mediterraneità (cibo, musica, letteratura, storia ecc). Grandi sfide ci attendono: l’acqua, i differenziali demografici, l’energia, il cibo, i nuovi e delicati equilibri ambientali e le risposte non possono essere frutto solo di decisioni di mercato ma di un diverso approccio sociale. In questo obiettivo di essere un hub di reti, il Mezzogiorno e Napoli possono essere degli apripista per collegarsi con le altre realtà mediterranee. Dovunque attecchiranno questi filari di viti sociali verrà creata una “Casa del mediterraneo”, luogo simbolico, ma anche fisico di rappresentanza di interessi comuni. La visione dello sviluppo è policentrica e ogni luogo, ogni associazione preserverà la propria identità valoriale ma l’azione sarà comunitaria. La prima casa la creeremo a Napoli e speriamo di avere con noi il Comune di Napoli e l’Università. Queste case sostituiranno simbolicamente le vecchie torri di guardia di cui il mediterraneo è ricco, pensate per la difesa, invece rilanceremo l’amicalità. A quali principi ci ispiriamo? I nostri principi sono codificati nella la carta universale dei diritti umani, nella carta di Barcellona, ma anche in altre carte nel frattempo maturate come la carta araba dei diritti umani. Ogni anno organizzeremo un Forum per vedere l’avanzamento di questo progetto di socialità diffusa. Favoriremo in particolare la gestione dei processi migratori creando un ponte con le associazioni dei territori di provenienza dei migranti per favorire una filiera formativa multiculturale e multietnica, nel rispetto delle regole che ogni Paese si è dato e nel rispetto della dignità umana. Le reti sociali favoriranno le reti di imprese che dovranno ispirarsi agli stessi principi etici, riequilibrando i vari nodi delle catene del valore. Nei prossimi mesi insieme ad altre realtà associative lavoreremo alla costruzione di questa carta, che speriamo diventi un messaggio di sviluppo sostenibile, solidale ed egualitario, ma soprattutto di fratellanza. Contiamo sul sostegno morale di voi tutti.

 

A dare lettura delle motivazioni l’artista Barbara Buonaiuto